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I TRAM OSPEDALE DELLA GRANDE GUERRA
di Luca Giannitti

Nella prima Guerra Mondiale Torino è una delle città più distanti dal fronte e dispone di strutture ospedaliere capienti per il ricovero dei militari feriti in guerra. Poco prima dello scoppio della guerra si era lavoratro alla futura logistica del servizio sanitario militare: il 7 maggio 1915 l’Atm delibera la posa di binari di raccordo tra la sua rete e l’interno delle stazioni ferroviarie nonché l’adattamento di alcune motrici per il trasporto di feriti. Il 19 maggio il Comune di Torino autorizza la modifica di diciotto tram in altrettanti rimorchi chiusi per trasporto feriti e il 26 maggio, con la guerra iniziata due giorni prima, delibera favorevolmente anche alla posa dei binari di raccordo.
I tram adattati è un lotto di 17 motrici della dotazione originaria della Saeai, facenti parte del gruppo 21-40 costruito dalla Diatto nel 1897/98, demotorizzato e rinumerato I-XVII. I tram scelti sono le motrici dalla numero 21 alla 37, lunghe circa 8 metri, dotate di 4 finestrini rettangolari arcuati, di terrazzini aperti e di un lucernaio in corrispondenza dell’ambiente viaggiatori. La delibera prevede 18 motrici ma per motivi a noi non noti i tram modificati sembrano essere stati solo 17 poiché negli anni Venti questi rimorchi vengono riallestiti e vanno a formare la sottoserie 965-981. Occorre tenere conto che la numerazione dei tram dei primi anni subisce continue modifiche, rinumerazioni e trasformazioni, tanto che gli errori di trascrizione sono all’ordine del giorno.
Le casse dei tram vengono montate su truck privi di motore e l’interno predisposto per accogliere da quattro a sei barelle . Gli interventi di modifica sono molto pesanti al contrario di quanto si può immaginare: i tram vengono privati del lucernaio, l’ambiente passeggeri è allungato recuperando spazio dai terrazzini che restano aperti; su ciascuna fiancata, in corrispondenza del finestrino più a sinistra (guardando lateralmente lungo il senso di marcia) viene ricavata una porta che permette un imbarco maggiormente agevole alle barelle; le lamiere lasciano il posto a una cassa in legno colorata in crema e beige nella cui parte bassa si legge a grandi lettere “TRAMVIE MUNICIPALI SERVIZIO OSPEDALI TERRITORIALI”. Più si osservano le immagini nel dettaglio, più si deduce che le vetture siano state praticamente ricostruite del tutto.
L’organizzazione del servizio prevede che a ogni arrivo di un treno di feriti di guerra (che solitamente avviene strategicamente di notte) i vagoni vengono manovrati su un fascio di binari di ricovero dove restano fino all’alba, quando i feriti vengono trasbordati dal treno sui convogli tranviari che nel frattempo si sono parcheggiati sui raccordi con la rete urbana. Inizialmente gli ospedali previsti sono esclusivamente quelli militari, poi man mano che la situazione si aggrava, vengono scelti anche i siti più facilmente collegabili alla ferrovia come l’ospedale Mauriziano Umberto I a cui si aggiungono anche scuole e caserme riadattate. Per raggiungere alcune di queste il Comune di Torino autorizza anche la società Belga a posare dei binari di raccordo tra le sue linee e l’ospedale allestito dalla Croce Rossa Italiana nella scuola professionale Maria Laetitia di corso Siccardi: la Belga posa quindi un raccordo di circa 80 metri in via Mercantini che si ricollega alle sue linee transitanti nella vicina via Meucci. Occorre sottolineare come i binari della rete Atm e quelli della rete Belga sono distinti: ogni società possiede i propri impianti e solo su quelli fa transitare le sue linee, ma l’effetto della Grande Guerra porta la necessità di far arrivare i “tramvie-lettiga” ovunque. Improbabile che i convogli Atm percorrano i binari della Belga, è più plausibile che alcuni rimorchi siano spostati sui binari della concorrenza.
La documentazione fotografica è limitata a due sole immagini scattate in un primo pomeriggio invernale (probabilmente ultimi mesi 1915 o inizio 1916) che riprendono da due angolazioni diverse i medesimi convogli tranviari composti da motrice più due vagoni ciascuno parcheggiati in uno dei cortili della caserma Montegrappa. Le fotografie sono palesemente costruite: è chiaro l’intento delle autorità militari di mostrare solamente l’aspetto positivo e rassicurante di questo servizio mentre facilmente si può immaginare come nel quotidiano le scene siano state molto meno serene e delle quali non ci è giunta nessuna documentazione nota.

Il parco tram dell’Atm nel 1915 era composto da quattro modelli di vetture: la già citata serie 1-90 originaria della Saeai, 20 tram Man acquistati in Germania nel 1909 serie 81-100 e tram Diatto (serie 101-150 a tre finestrini e serie 151-230 a quattro finestrini), comprati nel 1911 per potenziare il servizio durante i festeggiamenti del cinquantenario dell’Unità d’Italia. Nelle due lastre fotografiche giunte a noi si vede in primo piano la motrice 115 della serie 101-150 e più in fondo un altro tram serie 151-230. Improbabile che siano stati utilizzati i tram serie 1-90 in quanto dotati di motori da soli 25 cv erogatori di potenze nettamente inferiori rispetto ai 35 cv dei motori Siemens D53 o addirittura i 45 cv dei motori Ansaldo montati sui tram più nuovi. Non è quindi da escludere che anche la motrice storica 116, il tram più antico di Torino tutt’ora funzionante, gemello della motrice 115 immortalata, sia stato impegnato per questo tipo di servizio.
Con la fine della Grande Guerra termina anche la necessità di smistare i feriti di guerra che giungono nelle stazioni ferroviarie. Molti soldati proseguiranno la convalescenza per molto tempo ancora ma le vetture modificate non saranno più necessarie. I tram torneranno quindi in officina dove saranno nuovamente riconvertiti, questa volta in rimorchi passeggeri, ricevendo la numerazione 965-981. Arriveranno alla Seconda Guerra Mondiale e alcuni esemplari faranno servizio ancora nell’immediato dopoguerra, ma saranno dismessi tutti entro gli anni Cinquanta.