Il raddrizzatore a vapori di mercurio è un tipo di raddrizzatore elettrico costituito da un tubo di vetro contenente mercurio. Questo tipo di raddrizzatore è stato inventato nel 1902 dall'americano Peter Cooper Hewitt e successivamente perfezionato. A partire dagli anni Settanta lo sviluppo dei dispositivi a stato solido hanno reso il raddrizzatore al mercurio obsoleto, soppiantato da siliciodiodi e tiristori.
La valvola è costituita da un tubo in vetro in cui è stato praticato il vuoto e sul cui fondo si trova una quantità di mercurio liquido che costituisce il catodo. La parte superiore del tubo è sagomata in modo da favorire la condensazione del vapore di mercurio che si produce durante il funzionamento. Uno o più elettrodi di innesco sono collocati appena sopra il mercurio liquido con la funzione di far evaporare un po' di mercurio per mezzo di un arco elettrico ed innescare così il dispositivo.
Il raddrizzatore funziona secondo il principio che la conduzione dell'elettricità attraverso i gas è possibile solo se libera elettroni e degli ioni sono presenti nel gas. Applicando una tensione esterna tra il catodo e l'anodo, si crea un arco che va dall'anodo al catodo di mercurio. Di conseguenza, si forma un punto luminoso (punto catodico) sul catodo di mercurio, con una temperatura molto elevata (≈3000 ° C) al centro. In questo processo, gli elettroni vengono rilasciati dal mercurio che mantiene l'arco. D'altra parte, l'anodo, che consiste di grafite o ferro, non può emettere elettroni anche se riscaldato fortemente. Ciò consente alla corrente elettrica di fluire solo dall'anodo relativamente freddo al punto del catodo molto caldo sulla piscina di mercurio, che emette gli elettroni. In direzione opposta, nessuna corrente può fluire.