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Tram spazzaneve per trasporto proiettili prima guerra mondiale. L'ATM partecipa allo sforzo bellico con la stipula di una convenzione (7 aprile 1916) con la Società Anonima Proiettili per l'effettuazione di un servizio speciale tranviario continuativo di trasporto proiettili, per le loro successive lavorazioni, tra due stabilimenti siti in Via Caserta e Corso Stupinigi. Per tale compito vengono impiegati i tram spazzaneve, un esemplare dei quali è ancora esistente, sito presso il comune di Fontanetto Po.
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Donne bigliettaio durante prima guerra mondiale. L'entrata in guerra dell'Italia nel 1915 ha effetti via via più consistenti sul normale andamento dell'Atm. Così il 19 maggio 1916 la Commissione Amministratrice deliberava "l'assunzione di manodopera femminile per la distribuzione di biglietti sulle vetture, aggravandosi ognor più le difficoltà di reclutamento di fattorini". La Commissione raccomanda anche che "possibilmente siano da favorirsi le mogli di richiamati e le donne prive di aiuto". Appena finito il conflitto, le donne furono tutte licenziate tra il 1919 ed il 1920 e dovettero aspettare una seconda guerra per poter tornare sui tram come lavoratrici. Infatti ripresero servizio il 10 giugno 1940 e vi fu un unico gruppo di 19 bigliettaie, che riuscì a lavorare fino al 1948.
Sul tema del lavoro femminile, si consiglia la lettura dello speciale sul lavoro femminile in ambito tranviario.
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Tram con bande bianche per l'oscuramento. Gli oscuramenti regolamentati furono imposti con l'entrata in guerra il 10 giugno 1940: ciò richiese che tutte le finestre e le porte fossero ricoperte di notte con materiale adatto, come tendaggi pesanti, cartone o vernice, per evitare la fuga di qualsiasi barlume di luce che avesse potuto aiutare gli aerei nemici. Luci esterne, come lampioni ed insegne, furono spente o ne fu diminuita l'intensità, o furono schermati deviando la luce verso il basso. Le luci essenziali, quali i semafori e i fari dei veicoli furono dotate di coperture scanalate per deviare verso il basso il loro fascio. Per sopperire alla scarsa visibilità, tutti i veicoli vennero dipinti di bianco in prossimità di parafanghi e paraurti, anche se tale precauzione non permise di evitare incidenti dovuti alla scarsa illuminazione.
Per approfondire si consiglia il libro "Il tram va alla guerra" edito da Atts.
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Binari divelti dalle bombe. Per la sua importanza come centro industriale, sede della FIAT e di numerosi altri stabilimenti attivi nella produzione bellica (tra cui le Officine RIV, la Lancia, la Snia Viscosa), Torino subì oltre cento bombardamenti aerei da parte degli Alleati nel corso della seconda guerra mondiale; il capoluogo piemontese risultò tra le città più bombardate dell’Italia settentrionale, con danni a circa il 40% del tessuto urbano ed oltre duemila vittime tra la popolazione civile.
Per approfondire si consiglia il libro "Il tram va alla guerra" edito da Atts.
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Corso Settembrini anni Cinquanta: si vedono vari tram in servizio sulla linea 1 e -dietro- anche una vettura della linea 28 navetta. I tram stanno aspettando l'uscita degli operai dallo stabilimento Fiat Mirafiori.
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Immagine ripresa negli anni Trenta in via XX Settembre, che al tempo era percorsa a doppio senso tranviario. Solo il 15 giugno 1951 la via diventerà definitivamente a senso unico e i tram diretti verso Porta Nuova verranno spostati su via Arsenale (un tentativo era stato fatto già nel 1934-38 senza però successo). I binari saranno quindi stati rimossi negli anni successivi, anche se non completamente poiché alcuni tratti resteranno sepolti fino al 2021 quando altri lavori li porteranno alla luce. Uno di questi reperti è visibile nella teca dedicata a "binari e scambi".
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La linea 41 collegava Porta Nuova con la palazzina di caccia di Stupinigi. Qui nell'immagine si vede il tratto finale della linea che a sud di piazzale Caio Mario era gestita a binario unico. Alcuni libri parlano di una gestione ad accumulatori per il tratto finale ma nessun documento aziendale né le cronache cittadine confermano tale ipotesi.
Per approfondire la storia della linea 41 si consiglia il libro "Peter Witt da Cleveland a Torino" edito da Atts.
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Traffico molto caotico di fronte alla stazione Porta Nuova con tram monocassa serie 3100 ripresi in fermata e una vettura articolata serie 2700 ferma al capolinea della linea 6. In piazza i binari che girano attorno ai giardini Sambuy sono collegati e attivi anche se vicini al loro pensionamento. Si invita a fare un confronto con una analoga inquadratura ripresa negli anni Dieci.
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Anni Sessanta, vista del viale I Maggio e della parte bassa dei Giardini Reali. I tram fotografati sono entrambi moderne vetture serie 3100 in servizio sulla linea 12 che collegava al tempo via Frejus con il cimitero Monumentale passando attraverso i Giardini Reali. Confrontate questa immagine con una vista simile ripresa negli anni Dieci.
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Una motrice serie 2100 e una motrice serie 2500 fanno da sfondo a questa parte dell'officina che si occupa dei carrelli dei tram. Siamo negli anni Trenta e in primo piano sono pronte moderne sale montate in cui è ben visibile l'ingranaggio della trasmissione che si incerniera sul pignone dell'albero motore. Le ruote non sono più quelle d'un tempo a raggi, ma di un modello più recente.
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Una vista di una sala personale ripresa tra la fine degli anni Venti e gli inizi degli anni Trenta: si possono notare le bacheche contenenti gli avvisi al personale oltre a tranvieri e bigliettai ritratti in un momento di pausa. Tutt'oggi nei depositi vi sono delle sale a disposizione del personale dove potersi svagare in attesa dell'inizio del proprio turno.
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La foto anni Trenta ritrae l'ufficio preparazione delle dotazioni dei bigliettai. Tranvieri e bigliettai formavano squadre fisse e se il primo si dedicava alla conduzione del tram, il secondo aveva il compito di provvedere all'esazione dei soldi per i biglietti. Ogni bigliettaio, chiamato anche "fattorino" o "bigliettario", disponeva di una borsa contenente le mazzette dei biglietti, un fondo cassa per i resti oltre alla pinza per vidimare i titoli di viaggio.
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Ci troviamo in via della Consolata angolo corso Regina Margherita, intorno agli anni Trenta. Sullo sfondo si vede il Cottolengo mentre in primo piano vi è il cantiere di rinnovo dei binari. Il lavoro è prevalentemente manuale, gli attrezzi sono pochi: sulla sinistra, vicino allo scambio, si intravede una binda usata per sollevare le pesanti rotaie di metallo. Un esemplare di binda, conservato nel museo, è visibile nel percorso di visita.
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Vista interna dell'officina di costruzione dei binari del tram situata a fianco del deposito San Paolo e denominata ancora da molti "DMI" (divisione materiale infrastrutture). Questa officina, tutt'ora esistente benché naturalmente modernizzata, costruisce curve, incroci e scambi. L'immagine è databile tra gli anni Trenta e Cinquanta.
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Il primo autobus in forza all'Atm di Torino: il Lancia Eptajota carrozzato Garavini. L'Atm ne acquistò 10 per la prima linea automobilistica della città inaugurata nel 1929: la linea 52 che collegava il Ponte del Gatto (in via Sabaudia) con Cavoretto. Nell'immagine però si vedono due esemplari in sosta di fronte alla stazione Porta Nuova probabilmente per qualche servizio speciale. Questi autobus resteranno in servizio senza particolare gloria fino alla guerra quando il comando tedesco ne requisirà l'ultimo esemplare ancora in funzione. Di esso sparirà ogni traccia.
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Nichelino, di fronte al municipio fa capolinea il filobus che collega il paese con piazza Bengasi in Torino. Il veicolo è un benzofilobus, ovvero un filobus bimodale con un motore a scoppio in grado di muoverlo anche senza le aste. Immatricolato nel 1937, dopo la guerra sarà convertito alla sola trazione elettrica e svolgerà servizio fino al 1960 quando poi sarà ceduto e demolito.
Per approfondire la storia filoviaria in Torino si consiglia il libro "Filobus a Torino" edito da Atts.
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Filobus modello Fiat 2405 acquistato nel 1955 in 24 esemplari per la neonata linea per Rivoli. In quell'anno infatti il servizio svolto fino a quel momento dalla tranvia intercomunale (il trenino soprannominato "tritatutto") venne rimpiazzato da più moderni filobus. Anche l'Atm ne acquisterà degli esemplari per il servizio urbano ma mentre quelli della CTREA (il consorzio Torino-Rivoli) saranno colorati rosso-crema, gli altri rispetteranno la norma dei due toni di verde. L'immagine è emblematica in quanto raffigura passato e futuro: in primo piano il nuovo filobus, dietro il vecchio tram. La linea (e i veicoli) resteranno in funzione fino al 30 dicembre 1979.
Per approfondire la storia filoviaria in Torino si consiglia il libro "Filobus a Torino" edito da Atts.
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Autobus Fiat 413 con motore a 6 cilindri e 177cv di potenza massima. Ha cambio semiautomatico con comando elettro-pneumatico e frizione comandata automaticamente ma con convertitore idraulico che rende la partenza dolce come un autobus moderno. Ha tre assi, di cui i due posteriori sono motori. Studiati da Viberti con telaio Monotral appositamente per prestare servizio per i festeggiamenti del centenario dell'Unità d'Italia, furono costruiti in soli 12 esemplari che alla chiusura dei festeggiamenti vennero spostati sul servizio di linea rimanendo per quasi tutta la loro esistenza sulla linea 64 (la foto lo ritrae in prossimità del capolinea in piazza Castello). Erano estremamente avveniristici per l'epoca adottando soluzioni moderne in uso ancora oggi: pianale ribassato e senza gradini interni (esclusi ovviamente quelli per salire al secondo piano), sospensioni pneumatiche, motore e trasmissione laterale che lasciavano l'ambiente passeggeri libero dall'ingombro degli organi meccanici. Di tutti gli esemplari costruiti una sola vettura è sopravvissuta ed è comproprietà dell'Associazione Torinese Tram Storici e del Gruppo Torinese Trasporti. Si tratta del primo e unico autobus storico italiano a poter effettuare regolare servizio di linea.
Per approfondire la storia dell'autobus a due piani si consiglia il libro "Due piani su Torino" edito da Atts.
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Negli anni Settanta, dopo lo shock della crisi energetica e con le città in forte espansione, serve un autobus che possa offrire confort, capienza e velocità: la Fiat acquisisce dalla Lancia il progetto del Lancia Esagamma e lo evolve nel modello 421 che a Torino arriverà a contare circa 800 esemplari nel parco Atm. Quello in fotografia è uno dei primi ripreso in piazza San Carlo per le foto ufficiali di rito. La colorazione rosso-crema distinguerà i veicoli dotati di emettitrice a bordo da quelli verdi dotati di bigliettaio. Questo modello di autobus circolerà fino ai primi anni Duemila.
Per approfondire la storia dell'autobus a due piani si consiglia il libro "Fiat 421 un leone tra gli autobus" edito da Lola Comunicazione.