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GLI ULTIMI MESI DELLA TORINO-RIVOLI

di Simone Schiavi

 

La tranvia elettrica Torino-Rivoli, inaugurata nel 1914, nasce sulle ceneri di precedenti infrastrutture (una ferrovia a vapore inaugurata nel lontanissimo 1871 e una parallela tranvia a vapore): infatti, già nel 1882 si raggiungeva il comune del celebre castello sabaudo e, nel tratto cittadino, era stato perfino costruito un “trincerone”, eliminato proprio con l’elettrificazione.
La tranvia elettrica serve con successo per decenni la parte ovest della città e della cintura. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tuttavia, vive uno strano destino. Da un lato, continua ad essere una linea di grandissima importanza, tanto che raggiunge il primo posto tra le tranvie interurbane italiane in base alla percentuale di proventi ottenuti dai biglietti (ossia un “coefficiente d’esercizio” pari a 0,86, un valore oggi semplicemente incredibile). Dall’altro punto di vista, ha gli stessi problemi di tutte le tranvie intercomunali dell’epoca, non solo a Torino: la necessità di importanti lavori all’armamento e alla linea aerea, rotabili in buona parte antiquati (molti dei quali risalenti al 1914, escludendo le poche “littorine”), abbondanza di pericolosi attraversamenti stradali. Il notissimo nomignolo di “tritatutto” non è certo meritato ma la pericolosità della convivenza col traffico crescente è inconfutabile.
Si decide così per la soppressione, scegliendo di realizzare una linea di filobus anziché acquistare semplicemente un po’ di autobus. La decisione è motivata dal traffico comunque notevolissimo e destinato a crescere ancora, o comunque a non diminuire: anche se l’automobile erode forti quote di passeggeri, si stanno però sviluppando i paesi lambiti o attraversati dalla tranvia, che diventano vere e proprie città. L’unico problema irrisolvibile sarà la cessazione immediata dell’ancora fiorente trasporto merci; così, il gestore – il consorzio CTREA – per decenni (!) organizzerà il trasporto di carri ferroviari completi via camion dalla stazione FS di Collegno alle aziende presenti lungo il percorso, ormai non più raccordate.
Prima della soppressione, avvenuta il 12 novembre 1955, viene ancora commissionato un servizio fotografico per testimoniare gli ultimissimi servizi della tranvia. In fondo, il tram ha accompagnato sotto varie forme lo sviluppo della cintura ovest per oltre settant’anni; un reportage realizzato “come si deve” è il minimo per celebrare il grande contributo e il suo posto nel cuore dei cittadini.
Le foto realizzate sono eccezionali. Riprendono, curiosamente, tutte le stazioni della tranvia tranne Leumann, ossia l’unico fabbricato tuttora esistente. In realtà, già nel periodo terminale del servizio la bella stazione liberty di piazza Statuto non esiste più: eliminata insieme ai relativi fasci di binari, è rimpiazzata dall’attuale grattacielo e dagli edifici vicini. Gli ultimi treni vengono infatti attestati lungo un binario tronco che percorre il tratto finale di corso Francia, affiancato da un gabbiotto provvisorio (ma dignitoso) in legno.
Comunque sia, nel servizio fotografico si trovano immagini di tutte le fermate: in piazza Bernini il pesante convoglio incrocia un nuovissimo autobus, in piazza Rivoli è alle prese con un moderno filobus, a Pozzo Strada si ferma di fronte alla fabbrica Tonolli, in piazza Massaua incrocia il misero gabbiotto della fermata e all’Aeronautica d’Italia, invece, si attesta davanti a una graziosa stazione in muratura.
I convogli del 1914, ormai in pessime condizioni, e le “littorine” relativamente giovani ma consunte corrono poi verso Rivoli. Incrociano la trafficata stazione di Collegno, poi il moderno edificio di Cascine Vica e, finalmente, il capolinea di Rivoli. Proprio in quest’ultima località, poco tempo dopo, una triste immagine mostrerà i passeggeri dell’ultimo convoglio mentre si congedano dal tram alzando i fazzoletti bianchi, con un velo di sincera tristezza.
Per fortuna, questo servizio fotografico è giunto fino a noi. Ben 28 immagini (praticamente tutte inedite) si trovano infatti su “Torino sconosciuta vista dal tram”, l’ultimo libro edito dall’ATTS, che offre uno sguardo inedito su una linea di cui credevamo di aver già visto tutto, o quasi.