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CASTELLAMONTE IN SCALA HO
di Roberto Gallo Pecca

 

Una passione nata molto tempo fa.

L’interesse per le ferrovie in miniatura mi è stato trasmesso da mio padre quale retaggio di una passione che lui, per svariati motivi, non ha mai potuto perseguire se non in maniera molto sporadica. Grazie comunque ai suoi modellini, edifici in miniatura e le innumerevoli riviste del settore ho passato l’infanzia e buona parte dell’adolescenza a montare e smontare, fare e disfare, pseudo plastici ferroviari e a sognare di poter un giorno possedere un plastico come uno di quelli che vedevo e ‘mangiavo con gli occhi’ nelle riviste lasciatemi in eredità. Una volta cresciuto ed ottenuto una maggior consapevolezza dei miei mezzi e delle mie capacità, provando e sperimentando son riuscito a realizzare dei plastici ferroviari e diorami, secondo il mio modesto parere, di tutto rispetto anche se  fanno arricciare il naso a certi perfezionisti del settore. La mia passione purtroppo, oltre che di nicchia, è anche discretamente onerosa, ma questa caratteristica alquanto insormontabile per i sogni di un bambino e poi ragazzino ha fatto sì che sin da subito dovessi arrangiarmi con tutto ciò che la mia fantasia e creatività con un minimo di limitatissime finanze potessero permettermi. In tal maniera ho sposato la filosofia del fai da te modellistico utilizzando qualsiasi materiale povero di recupero per poter realizzare i plastici e la maggior parte dei suoi componenti, edifici, piante, lampioni, armamenti ecc. spendendo il meno possibile in base alle mie capacità economiche.

C’era però un piccolo sogno nel cassetto: una grande sfida modellistica!

Ho sempre provato dispiacere per la chiusura del ramo ferroviario della Canavesana tra Rivarolo e Castellamonte; il primo viaggio su un treno era stato proprio su quel tratto e ogni volta che con la mia famiglia andavo a Castellamonte in auto dai miei nonni ammiravo dal finestrino dell’auto quelle rotaie, passaggi a livello, il ponte sull’Orco, le stazioni e gli sporadici passaggi del treno che mi riempivano il cuore di gioia. Fatto ancor più triste che accompagnò la mia infanzia per tale chiusura fu che se ne dovette occupare proprio mio padre che all’epoca rivestiva la carica assessore dei Lavori Pubblici a Rivarolo. A malincuore pose fine alla ferrovia Canavesana SATTI tra Rivarolo e Castellamonte. Col passare degli anni, poco alla volta e poi grazie all’avvento di internet, son riuscito a recuperare materiale documentale e fotografico della tratta ferroviaria. Da qui ho rilevato, ridisegnato e ricostruito graficamente tutti gli edifici ferroviario delle varie stazioni e poi ho stilato un progetto planimetrico del plastico ferroviario con ovvie licenze modellistiche. Per comodità operativa e per una maggior quantità di documentazione ho iniziato prima col realizzare a mano e con tutti materiali di recupero i vari edifici ferroviari della stazione di Castellamonte, dopodiché son passato alla realizzazione dei moduli del plastico partendo ovviamente dalla stazione ferroviaria castellamontese. L’ambientazione riprende l’area ferroviaria nel periodo storico tra gli anni ’60 e gli anni ’80, soprattutto basandomi sulle mie scarne rimembranze. Gli edifici sono stati realizzati partendo dal progetto grafico e utilizzando cartoncino, fogli di plastica, cartoncini ondulati recuperati dagli incarti delle brioches, pezzetti di legno, filo di rame e profilati metallici. Molti di questi materiali sono di recupero, altri ereditati da mio padre che era anche lui un accumulatore seriale di materiali che potessero servire alla causa modellistica. I mattoni dei vari edifici sono stati tutti incisi a mano uno ad uno utilizzando le basi dei pennelli da pittura privati delle setole, così come la pavimentazione a pavé del percorso della filovia Cuorgnè-Ivrea che transitava proprio davanti alla stazione. Le piante sono state realizzate utilizzando un arbusto usato nel modellismo, la Teloxis Aristata, il filo di rame e spezzoni di rametti di pungitopo. Tali piante sono state realizzate utilizzando del ‘fogliame’ modellistico incollato con acqua e vinavil e colla spray. Ovviamente ci sono anche diversi elementi commerciali acquistati apposta per perorare la causa perché in fondo tutto tutto non si riesce mai a realizzare a mano. Il primo modulo realizzato ricostruisce lo scorcio comprendente il fabbricato viaggiatori comprensivo del bar della stazione, il deposito delle locomotive lungo e la piattaforma girevole per poter manovrare la fantomatica T3 a vapore. Le siepi e alcune recinzioni sono commerciali con modifiche personalizzate, così come i personaggi presenti e alcuni piccoli dettagli.

Il modulo è arricchito da lampioni e luci funzionanti auto costruiti e da automatismi quali la piattaforma girevole e gli scambi. Il tutto posa su un pannello sagomato di poliuretano espanso di 5 cm di spessore.

Al momento è in produzione il secondo modulo su cui trova luogo, oltre a tutto il fascio di binari, il caricatore porticato, il magazzino merci, il deposito locomotive piccolo, i bagni e il marciapiede salvagente, che dovrebbe essere pronto a breve.

Per maggiori informazioni è possibile visitare la pagina Facebook "Plastici-Diorami-Modelli".

Foto Roberto Gallo Pecca