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MADONNA DEL PILONE: LA VECCHIA BORGATA DI TORINO IN CUI NACQUE MIO PADRE

di Michele Bordone

 

Innumerevoli sono i ricordi di gioventù legati al tram in quel borgo. Ricordi piacevoli di un mondo che purtroppo non esiste più. Non ho fatto a tempo a vedere la tranvia intercomunale di Gassino, ma le linee 21 e 23 sono ancora nella mia memoria.
Bellissimo, il capolinea davanti alla chiesa, con l’anello che girava attorno a enormi platani, e addirittura due con binari tronchi ai lati del binario di sosta. Per accedervi occorreva partire in direzione Torino (a quel tempo gli abitanti della borgata, in buona parte miei parenti, parlavano di “andare in città” per dirigersi verso la non lontanissima piazza Vittorio); dopodiché, si doveva retrocedere verso i binari tronchi.
Non perdevo occasione di andare a passeggiare con la nonna “Po” sulla “leja” per vedere il 21 che girava: era bellissimo vedere il bigliettaio che azionava lo scambio manuale per far girare la vettura, quasi sempre una 2500.
Ritornando a ricordi più felici, una domenica di metà anni ’50 riuscii persino a salire su uno degli ultimi, se non l’ultimo, rimorchio tranviario in servizio sulla linea 21. Non ho idea di quale fosse la vettura motrice, ma ricordo benissimo quella fune che serviva da sirena per la prenotazione della fermata.
Dopo la soppressione della linea 23, il capolinea del 21 fu spostato su un anello in piazza Marco Aurelio (nello stesso luogo dove molti anni dopo venne collocato il capolinea dell’autobus 66), impianto che comprendeva anche un originale scambio manuale di sicurezza. Per partire dal capolinea, il bigliettaio azionava manualmente lo scambio, dopodiché – passato il tram sullo stesso – rincorreva la vettura in mezzo all’incrocio per risalirvi sopra. Questo era dovuto al fatto che il capolinea era in discesa ed un eventuale contrattempo ai freni avrebbe portato il tram ad occupare l’incrocio, creando un pericolo alla circolazione.
Nella piazza esiste ancora la mitica “Società” (anche se oggi è un ristorante rinomato), in cui le mogli andavano a raccogliere i mariti un po' “su di gomito” per riportarli a casa!
Dinanzi al locale, la linea 23 iniziava un tratto di percorso a binario unico con uno scambio a molla.
Malauguratamente, quello scambio fu fatale per Serse Coppi, il fratello del Campionissimo, che durante una Milano-Torino con arrivo al vicino Motovelodromo infilò una ruota dentro l'incavo e si fratturò la testa con conseguenze letali.
A volte, alla domenica andavo con la zia fino al capolinea, per acquistare dal bigliettaio l’abbonamento per la settimana entrante. Non ho mai capito perché non potesse acquistarlo direttamente il lunedì mattina sul primo viaggio, ma non ho mai sentito nessuno lamentarsi per aver interrotto la pausa tra un viaggio e l’altro.
Tra le attrazioni delle giornate passate alla Madonna del Pilone c’era anche la filovia di Chieri, gestita dall’Autoindustriale, che faceva passare in via Boccaccio quei suoi filobus Fiat 668, veicoli abbastanza recenti ma che a me parevano già piuttosto sgangherati, e che rimasero in servizio sino alla sua soppressione e successiva sostituzione con la linea automobilistica 30 ATM. Mi affascinava molto l’intreccio dei fili della linea aerea in corso Casale a partire da piazza Carrara e fino a piazza Borromini (la mitica “Barriera”). La linea 21 diretta verso via Millefonti incrociava l’ingresso e l’uscita dal deposito dei filobus, posto di fronte all’ex-cinema Eridano, e poi – prima della piazza Borromini – si spostava sulla sinistra per affiancarsi al binario della direzione opposta, percorrendo contromano l’ultimo tratto prima della piazza.
Crescendo, ho iniziato a frequentare le scuole superiori in via Figlie dei Militari e ho purtroppo assistito alla famigerata riforma del 1966, che ha semplicemente soppresso alcune linee di tram per sostituirle con autobus. In quest’occasione, il bus 61 ha sostituito il mio amato 21, portandomi via un pezzo della mia bellissima gioventù tranviaria.